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  • Immagine del redattoreCarlotta Reviglio

TUTTI A DIRE DELLA RABBIA DEL FIUME IN PIENA, NESSUNO DELLA VIOLENZA DEGLI ARGINI CHE LO COSTRINGONO

L'alluvione in Emilia Romagna era una tragedia annunciata: un disastro ecologico, sociale ed economico in cui si intrecciano come concause la crisi climatica che ha portato in inverno 6 mesi di siccità e ora diverse bombe d'acqua e la cementificazione sfrenata del territorio italiano.

Il terribile bollettino riporta questi numeri: 14 vittime, 23 fiumi esondati, 58 allagamenti, più di 280 frane, oltre 400 strade interrotte, danni economici ad ora incalcolabili, ma si parla di miliardi di euro.

Alla base di questo disastro vi è la speculazione edilizia, frutto di un modello di sviluppo economico antropocentrico e capitalistico, che ha segnato con un'accelerazione sempre più intensa gli ultimi 80 anni della storia italiana.

I fiumi sono corpi idrici recettori di un determinato bacino idrografico che ha un'area di estensione più o meno ampia, ma che in ambiente naturale si estende per larga parte di una data valle. L'edificazione scellerata e l'assetata volontà di profitto, che ha portato ad un consumo di suolo eccessivo, hanno fatto sì che i bacini idrografici delle nostre regioni fossero seppelliti dal cemento e i fiumi ridotti a canali stretti in argini artificiali, che di anno in anno vengono alzati. Scorrendo in questo spazio stretto e spesso interrotto da dighe artificiali, il fiume non riesce a portare a valle in modo naturale e quindi adeguato il suo sedimento, utile a mantenere le coste marine ed evitarne l'erosione, e così il letto del fiume cresce d'altezza e si rende necessario alzare gli argini continuamente aggiungendo cemento al cemento.

Ulteriore conseguenza della cementificazione è la deforestazione, che comporta l'ulteriore peggioramento della crisi climatica per diminuito assorbimento di CO2 ad opera degli alberi e quindi intensificazione di fenomeni metereologici estremi, diminuzione delle precipitazioni ed esposizione del territorio al rischio della siccità - trend in grave crescita sia a livello globale, sia nazionale e locale - e maggior rischio di dissesto idrogeologico con conseguenti frane e crolli di infrastrutture.

Ai mesi di siccità invernali si susseguono intense precipitazioni primaverili in un arco di tempo breve su un terreno verde che è scarso in termini di estensione, conta pochi alberi e si è fortemente impermeabilizzato per la scarsità di precipitazioni precedente.

In queste condizioni l'alluvione è inevitabile e, al contrario di quanto venga spesso detto, queste piogge non significano fine della siccità.

Deforestazione e cementificazione sono tra le principale cause sia della siccità invernale sia delle alluvioni primaverili ed autunnali.

Le istituzioni tutte, i grandi Comuni, le Regioni e lo Stato, svendono terreni a basso prezzo, in particolare le aree verdi, a maxi aziende, holding finanzarie e grossi gruppi commerciali per edificare, lasciandosi alle spalle territori sempre più inabitabili, fragili e pericolosi. Lo Stato promuove maxi progetti di trasformazione del territorio per la costruzione di grandi opere dannose, inutili, ecocide, i cui apppalti vengono assegnati a grosse industrie del cemento affiliate a 'ndrangheta, cosa nostra, camorra, e quando va meglio ad "amici di amici".

La premier Meloni è in questi giorni volata da Hiroshima, dove si sta tenendo il G7, in Romagna per portare saluto e vicinanza alla popolazione colpita dall'alluvione. Si dice pronta a varare con il Consiglio dei Ministri provvedimenti e sostegni economici immediati, eppure specifica da subito che non verranno toccati i fondi del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, promosso dall'UE per sostenere i paesi nella fase post pandemica. Fondi di cui l'Italia è la principale usufruitrice per una cifra che ammonta a 191,5 miliardi di euro, di cui 122 miliardi in forma di prestiti, dunque da restituire. Viene da chiedersi a cos'altro dovebbero servire dei fondi che la popolazione dovrà anche restituire in tasse, se non a sostenere la popolazione stessa economicamente e a ricostruire un territorio distrutto in modo sicuro, ecologico e sulla base della sua struttura idrogeologica. Andando a leggere i progetti del PNRR, proposti dalle Regioni e dallo Stato e approvati dalla Commissione europea, è presto chiaro: finanziare senza esitazione alcuna l'industria fossile, del cemento e bellica, attraverso la costruzione di infrastrutture di varia natura, tra cui basi militari, parti del TAV, strutture per i giochi olimpici invernali 2026, gasdotti, metanodotti, industrie belliche.

L'ipocrisia del Governo Meloni infanga la memoria di chi ha perso la vita in queste ultime settimane, ridicolizza i problemi economici e sociali che si troveranno ad affrontare le comunità colpite e non si assume alcuna responsabilità politica ed esecutiva di quanto accaduto.

Anche a Torino è scattata l'allerta meteo arancione, il fiume Po è esondato nella zona dei Murazzi, andando a ricoprirli interamente: i prerequisiti per un'alluvione ci sono tutti.

Torino è la città con il più alto tasso di consumo del suolo in Italia, percentuale arrivata al 65% della sua superficie totale, e con il più alto livello di inquinamento atmosferico, a fronte di ciò le scelte comunali sono miopi se non criminali.

E' infatti in progetto la cementificazione di 3 parchi in città. Il parco Artiglieri di Montagna, vicino al centro culturale Comala, è stato venduto a Esselunga per ripagare il debito contratto per le Olimpiadi del 2006, e a breve sorgerà l'ennesimo supermercato in un quartiere già saturo. L'occupazione dell'ex caserma 'La Marmora' - rinominata LEA: Laboratoria Ecologista Autogestita - affianco al parco, non ha fermato Esselunga, che grazie alla complicità del Comune, farà partire i lavori a breve.

Il parco della Pellerina, invece, è stato scelto come sito per far nascere un ospedale - con parcheggio annesso - nonostante le obiezioni della cittadinanza. L'area in questione è a rischio allagamenti, come avvenne nell'alluvione del 2000, poichè ricade nella 'fascia fluviale allargata' del fiume Dora Riparia, con conseguente necessità di limitare gli interventi di trasformazione del suolo che comportano aumenti alla superficie impermeabile. Ostacolo che, secondo la giunta comunale, sarebbe superabile in virtù del carattere di pubblica utilità dell’opera. Il Comitato sorto a difesa del Parco della Pellerina ha iniziato una raccolta firme popolare per opporsi alla cementificazione e si dichiara ovviamente a favore della sanità pubblica, ma non è chiaro come e perché venga contrapposta al rispetto di uno dei pochi polmoni verdi rimasti nel Comune di Torino, a fronte di centinaia di ex aree industriali abbandonate, e alla stessa sicurezza della popolazione, considerando la vicinanza al fiume e il rischio di allagamento.

Infine al Parco del Meisino, la fretta di spendere i fondi del PNRR, non ha lasciato spazio ad una valutazione dei danni causati dalla costruzione di una cittadella dello sport su un terreno in parte boschivo e in parte utilizzato per il pascolo.

Durante l'ultimo consiglio comunale aperto i tre Comitati, nati a difesa dei rispettivi parchi e riuniti nel Coordinamento Resistenza Verde, volevano presentare le istanze di tutela delle aree verdi e le motivazioni, la giunta comunale ha deciso di non audirle, continuando a portare avanti i diversi iter burocratici per la cementificazione dei parchi.

In Italia negli ultimi 20 anni si sono verificate 52 alluvioni che hanno causato 293 morti e danni economici e sociali inquantificabili. Le responsabilità dirette e indirette, a breve e a lungo termine di queste catastrofi sono ormai chiare, i responsabili cambiano nomi e facce, ma stanno sempre dalla stessa parte della storia, quella del potere, del dominio, del profitto.

L'intensificarsi degli eventi metereologici estremi dati dalla crisi climatica, lo smantellamento sempre più accelerato del welfare, la mistificazione delle notizie e degli eventi e il silenziamento violento di chi lotta per un'alternativa a questo modello eco e sociocida impongono un cambio di passo.

L'ecologia è una scienza critica, sistemica, è una scienza che analizza ma che nella sua pratica ricostruisce, crea e propone alternativa. E' sul solco di questa scienza, sociale, scientifica, politica ed etica al contempo, che vogliamo guardare al futuro, immaginare, creare e organizzare la nostra alternativa!

Affinchè gli argini si rompano e il fiume possa scorrere libero.

Ci vediamo il 26-27-28 luglio a Torino al Climate social camp!


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